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Di: simona lo iacono

“…Nel corso delle mie meditazioni giuridiche mi è accaduto tante volte – forse troppe volte – di arrivare alla soglia di una porta sulla quale stava scritto: mistero.
Direi anzi che tutte le mie meditazioni si sono risolte in contemplazione di misteri.
Ho incominciato col mistero del processo; poi ho trovato il mistero della norma; da ultimo, il mistero del diritto.
Pensate al notaio o al giudice che raccoglie una voce: un uomo che parla, un uomo che scrive. Nient’altro. Parola e scrittura sono le primordiali manifestazioni dello spirito: e gli albori dello spirito ci mostrano l’uomo che scrive davanti all’uomo che parla, l’uomo che, sapendo scrivere cioè fermare con arcani segni le parole senz’orma, è già un ministro di colui che parla.
Attraverso un arco immenso, che sorvola migliaia di anni, l’uomo di legge testimonia ancora nella scrittura l’avvento dello spirito.
Certo però la scrittura che si mette al servizio della parola, e perciò spesso la domina, non basta a spiegare l’incontro: esprimendoci in termini moderni, la formazione del documento non è l’essenza né la risultante, se non materiale, dell’incontro.
La storia del resto ci mostra degli atti tipicamente orali, come il testamento, rispetto ai quali il documento aveva un valore puramente accessorio, se pur si formava.
La verità è che a un certo punto il rapporto tra parola e scrittura si capovolge, ed è la parola che domina la scrittura: perché di questo si tratta, non di scrivere la parola, ma di far nascere la parola, e la parola non nasce solo dall’uomo che parla, ma insieme e in un atto anche dall’uomo che scrive….”
SALVATORE SATTA


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